La “So What” di Miles Davis è una delle composizioni più famose del jazz, immediatamente riconoscibile dalla sua frase di basso introduttiva. Registrata nel 1959, ha venduto milioni di copie come brano di apertura dell’album Kind Of Blue. È semplice, melodica e orecchiabile, ma le origini della canzone sono complesse. Si possono trovare in quella che una volta era una teoria armonica rivoluzionaria, nella musica classica e nel balletto africano, e diverse sezioni della canzone furono “prese in prestito”.
Davis era un’anima musicalmente irrequieta. Aveva suonato con Charlie Parker negli anni ’40 come parte del movimento bebop; aveva lanciato il “cool” jazz nel 1948 insieme all’arrangiatore Gil Evans, e aveva passato la metà degli anni ’50 a suonare hard bop, sfornando standard jazz, show tunes e canzoni pop con precisione ed energia. Ma Davis, un trombettista brillante, si annoiava di questo; improvvisare sui numerosi cambi di accordo dei brani jazz non era una sfida per lui. Sempre interessato tanto alle note che non suonava quanto a quelle che suonava, Davis si rese conto che meno poteva essere di più.
Davis e Gil Evans erano caduti sotto l’influenza del compositore e pianista George Russell, autore di The Lydian Chromatic Concept Of Tonal Organization, un libro radicale di teoria jazz “modale”. Alla fine degli anni ’50, Davis cominciò a vedere i metodi di Russell come la via d’uscita dal cul-de-sac musicale in cui si sentiva intrappolato. Fu ulteriormente incuriosito quando vide Les Ballets Africains, un gruppo di danza della Guinea che usava ritmo e spazio piuttosto che complessi cambi di accordi nella loro musica. La risposta iniziale di Davis fu quella di registrare “Milestones”, un brano del 1958 che venne ad incarnare il jazz modale della sua epoca, in cui i musicisti improvvisavano con scale che si adattavano alla chiave della canzone, senza essere schiavi dei cambi di accordo. Davis decise di incidere un intero album di materiale modale, Kind Of Blue.
“So What” aprì questo LP di riferimento. Gli accordi introduttivi del piano, suonati da Bill Evans, un altro studente dei metodi di Russell, ricordavano fortemente l’apertura di “Voiles” di Debussy, composta nel 1909. Si dice che questa introduzione di pianoforte e il riff di basso di Paul Chambers che segue siano stati scritti da Gil Evans. La melodia e l’uso degli accordi sono debitori di una cover della metà degli anni ’50 di “Pavanne” di Morton Gould fatta da Ahmad Jamal, uno dei pianisti preferiti di Davis. L’attore cinematografico Dennis Hopper sostenne che Davis pensò al titolo quando Hopper continuava a rispondere “E allora?” quando la coppia stava parlando. “So What” potrebbe aver avuto fonti multiple, ma nella moda riduttiva del jazz, la sua composizione fu accreditata a Miles Davis.
Kind Of Blue fu un successo travolgente, e rese famosi i sassofonisti John Coltrane e Cannonball Adderley, che vi suonarono, e Bill Evans. “So What” è stata particolarmente popolare tra i chitarristi, che amano le melodie basate su riff: Grant Green la incise nel 1961, George Benson la seguì 10 anni dopo, e la star dell'”acid jazz” Ronny Jordan la trasformò in una hit funk nel 1992. Jordan non fu il primo, comunque, dato che la canzone fu un’influenza sostanziale sul classico di James Brown del 1967 “Cold Sweat”. Il cantante hip jazz Eddie Jefferson aggiunse il testo alla melodia di Davis nel 1968. La riflessione di Smiley Culture sui disordini razziali nella Londra degli anni ’50, registrata dall’MC dancehall per il film Absolute Beginners del 1986, è la versione vocale più improbabile.
Davis rimase irrequieto. Kind Of Blue lo rese uno dei pochi nomi jazz noti al grande pubblico, ma la sua opinione su questo capolavoro fu più o meno un “E allora? Nel 1986 liquidò Kind Of Blue come “come un tacchino riscaldato”, anche se molti altri musicisti jazz avrebbero voluto fare un disco che portò loro un tale successo commerciale e di critica.
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Fotografia: Hulton Archive