In confronto ad Adriano, papa Leone III (795-816) fu un uomo di calibro inferiore. Laddove Adriano aveva cercato di mantenere l’indipendenza bilanciando l’imperatore bizantino contro il re franco, Leone fin dal primo momento si mostrò sottomesso a quest’ultimo. Sia a Costantinopoli che a Roma la situazione era instabile. A Costantinopoli, dopo problemi che risalivano al 790, l’imperatrice Irene fece accecare e deporre il figlio Costantino VI nel 797 e prese il suo posto, prima donna a governare l’impero a pieno titolo. La sua posizione costituzionale era quindi dubbia; Alcuino in Occidente, nel 799, considerava il trono imperiale come vuoto. Nel frattempo, a Roma la nobiltà ostile sfruttò l’opportunità di attaccare Leone, che nel 799 fuggì oltre le Alpi dal suo protettore, Carlo Magno, a Paderborn. Anche se il Papa non lo impressionò favorevolmente, Carlo Magno fu persuaso da Alcuino a rimandarlo a Roma con una commissione, che giudicò false le denunce contro di lui e arrestò e deportò i suoi accusatori. La situazione, tuttavia, era ancora incerta. Vista la situazione sia del papa che dell’imperatore bizantino, “l’intera salvezza della chiesa di Cristo” riposava (così scrisse Alcuino) nelle mani di Carlo Magno, e nell’autunno dell’800 egli partì per Roma “per ripristinare lo stato della chiesa che era molto disturbato”. Il 23 dicembre Leone si purificò solennemente dalle accuse contro di lui. Due giorni dopo, il 25 dicembre, una grande assemblea si riunì in San Pietro, dove il Papa doveva consacrare il figlio di Carlo Magno come re. Improvvisamente, mentre Carlo Magno si alzava dalla preghiera, Leone gli pose una corona sulla testa e, mentre i romani riuniti lo acclamavano come “Augusto e imperatore”, il Papa si abbassò davanti a Carlo Magno, “adorandolo” “alla maniera degli imperatori di un tempo.”
Sembra chiaro che questa incoronazione fu opera del papato, non del re franco, che si dice ne fu sorpreso e arrabbiato. Il beneficiario immediato dell’incoronazione era il papa, la cui posizione era ormai sicura. Carlo Magno fu lasciato ad affrontare le sue conseguenze epocali e, in particolare, ad assicurarsi quel riconoscimento da Costantinopoli senza il quale il suo titolo era legalmente invalido. Questo, secondo il cronista Teofane, cercò di fare offrendo il matrimonio con l’imperatrice Irene, sperando così “di riunire l’est e l’ovest”. Se così fosse, una rivoluzione a Costantinopoli e la deposizione di Irene nell’802 portarono il piano al fallimento. In ogni caso, l’incoronazione di Carlo Magno fu un procedimento extralegale, anzi illegale e rivoluzionario. Il papa non aveva il diritto di renderlo imperatore. Né l’incoronazione creò un nuovo impero occidentale a fianco di quello orientale esistente. Usurpatore agli occhi dei bizantini, Carlo Magno non aveva la minima prospettiva di succedere al trono dei Cesari. Gli unici territori imperiali su cui mise le mani furono il ducato di Roma e l’ex esarcato. Per il resto rimase, come prima, re dei Franchi e dei Longobardi. Visto che nell’806 prese accordi per dividere i suoi territori tra i suoi tre figli, si può dubitare che l’impero di Carlo Magno sarebbe sopravvissuto se i due figli maggiori non fossero morti prima di lui, lasciando l’eredità indivisa nell’814 al terzo figlio, Luigi I il Pio.
Anche se il contesto immediato dell’incoronazione imperiale dell’800 era limitato, aveva connotazioni più ampie. In primo luogo, la separazione tra Oriente e Occidente era diventata un fatto compiuto nella sfera politica; infatti, anche se l’intenzione nell’800 non era quella di dividere l’impero, questo fu il risultato pratico. Nell’812, dopo una guerra infruttuosa e un logorante negoziato, l’imperatore bizantino Michele I riconobbe il titolo imperiale di Carlo Magno. Era ancora un titolo personale, e Carlo Magno fu riconosciuto solo come imperatore, non come imperatore dei Romani; in altre parole, l’imperatore di Costantinopoli mantenne la sua pretesa di essere l’unico vero successore dei Cesari romani. Inoltre, il riconoscimento fu dato a malincuore, e più tardi, quando Bisanzio era più forte e i Carolingi più deboli, i successori di Michele rifiutarono di estenderlo automaticamente ai successori di Carlo Magno. Così la seconda conseguenza dell’atto dell’800 fu una rivalità con Costantinopoli, che rimase un fattore importante nella storia imperiale almeno fino al 1204. In terzo luogo, l’incoronazione di Carlo Magno coinvolse lui e i suoi successori sempre più profondamente nelle pretese ecumeniche del papato.
Il rapporto tra il papato e i sovrani franchi, stretto per quasi 50 anni prima dell’800, si intensificò quando la sede romana divenne la prima chiesa metropolitana dei domini di Carlo Magno. Gli imperatori religiosi e i loro consiglieri ecclesiastici avrebbero d’ora in poi visto come la principale funzione legata alla loro dignità imperiale la promozione dell’unità dei cristiani. Inoltre, il fatto che il papa avesse incoronato Carlo Magno imperatore – a ragione o no – non poteva non impressionare. Era il papa che aveva preso l’iniziativa. Non aveva, infatti, costituito Carlo Magno imperatore? Al tempo di Innocenzo III si doveva sostenere che papa Leone III aveva trasferito l’impero dai Greci ai Germani e che i suoi successori avrebbero potuto trasferirlo altrove se lo avessero voluto. Questa era una dottrina successiva; ma già per Carlo Magno i pericoli erano evidenti. Quindi quando, nell’813, dopo il suo accordo con Michele I, Carlo Magno decise di associare il suo figlio superstite, Luigi, all’esercizio del potere imperiale, inquadrò le sue azioni di conseguenza. La cerimonia non ebbe luogo a Roma ma nella cappella imperiale di Aquisgrana; il papa non era presente; l’atto costitutivo fu l’acclamazione della nobiltà franca riunita; e Luigi ricevette il diadema da suo padre o lo prese con le proprie mani dall’altare. Il contrasto con la cerimonia romana dell’800 era deliberato. D’ora in poi il conflitto tra le due visioni o teorie contrarie dell’impero – quella papale e quella franca – sarà un tema dominante.