“Sgranando gli occhi, presi la mano di Dylan e seguii Harlow dentro. Jace era seduto davanti alla TV. Sapevo che era scontroso dal modo in cui non mi guardava.
Quando mi misi vicino a lui sul divano, sorrise.
“Puzzi come uno strip club”, disse, stringendo gli occhi verso di me.
“Come fai a saperlo?”.
“Non ti dico i miei segreti”.
Scuotendo la testa, sospirai forte. “Perché mi costringi a farti questo? È come se volessi soffrire”.
Jace sapeva cosa stava arrivando, ma la sua fuga arrivò troppo tardi. Lo bloccai sul divano e gli feci il solletico. Nonostante i suoi sforzi per sembrare imperturbabile, non riusciva a sopportare il solletico alle ascelle.
Mentre io tormentavo il mio ridente fratello, papà e mamma uscirono dalla cucina.
“Gli sei mancato”, disse mamma quando finalmente feci alzare Jace.
Riprendendo fiato, mio fratello si appoggiò accanto a me sul divano. “Mi manca batterti ai videogiochi”.
“Anche a me manca che tu mi batta”, dissi, baciandogli la testa.
Harlow si è buttato sul divano accanto a noi e io ho sorriso al familiare conforto della mia famiglia.
Dylan ci guardò con un leggero sorriso. Quando catturò gli sguardi di Tad e Toni, il suo sorriso crebbe.
Sospettosa ora, lanciai un’occhiata a Harlow che era impegnata a incollarsi a me. “Stanno tramando qualcosa?” Sussurrai. “Mi metteranno in imbarazzo?”.
“Non lo so. Se ti sentirai in imbarazzo, darò un pugno a Dylan nell’inguine e distrarrò tutti”.
Rollando gli occhi alla sua minaccia, studiai Dylan che mi sorrise.
“Cosa? Chiesi, nervoso ora.
“Ti sta addosso”, disse papà. “Meglio chiedere ora, prima che si innervosisca”.
“Strano”, sbuffò Jace. “Diventa anche matta”.
Harlow rise. “Winnie sa fare tante imitazioni di animali”.
Ignorandoli, mi alzai e andai verso un Dylan ancora sorridente.
“Cosa?”
“Cosa è successo alla pazienza?”
Senza pensare, allungai la mano per pizzicarmi. Dylan prese entrambe le mani poi si inginocchiò su un ginocchio.
“Non farlo,” sbottò Harlow, afferrandomi.
Tutti si accigliarono verso di lei. Passò un momento in cui lei mi fissò con orrore. All’improvviso, alzò le spalle. “Intendevo dire: non fermarti. Vai avanti, Dylan”.
L’umore nella stanza cambiò di nuovo in attesa. Il nostro sguardo si concentrò su Dylan che mi sorrise.
“So che sono passate alcune settimane. Non mi interessa. Io ti amo e tu mi ami, giusto?”.
“Ti amo tanto”.
“Non sono stupido. So che avremo dei problemi. Ci imbatteremo in problemi. Quando succederà, li risolveremo. Li risolveremo perché ci apparteniamo. Tu ci credi, vero?”.
“Sì”, sussurrai, fissando i suoi bellissimi occhi scuri.
“Winona Todds, sei la perfezione e mi rifiuto di vivere senza di te. Vuoi sposarmi?”
Le mie gambe diventarono gelatina, mi inginocchiai anch’io. “Sì”, sussurrai, temendo che stesse per cambiare idea. Forse era un trucco. Tutte queste cose terribili mi passarono per la mente. Non ero abbastanza buona per Dylan. Un giorno mi avrebbe lasciato. Non meritavo di essere felice quando ero così debole.
“Tu mi ami”, sussurrò, premendo la sua fronte contro la mia. “Tu vuoi che io sia felice”.
“Sì,” dissi, con le lacrime che mi scendevano sulle guance.
“Tu sei ciò di cui ho bisogno per sopravvivere”.
“Non sono ancora molto forte”.
“Ti amo adesso. Non voglio aspettare. Vuoi aspettarmi?”
Scuotendo la testa, guardai i miei genitori sorridenti e poi di nuovo Dylan.
“Siamo innamorati e abbiamo intenzione di vivere insieme. Dobbiamo rendere ufficiale la nostra relazione, così tuo padre non mi prenderà a calci in culo”.
Anche ridendo ho chiesto: “Vuoi questo?”.
“Posso rinunciare a tutto il resto della mia vita, ma mai a te. Sposato o no, tu appartieni a me”.
Ho espirato a disagio, poi ho sorriso. “Sì, ti sposerò”.
– Bijou Hunter, Danneggiato e il Bulldog
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