Un obelisco egiziano di Ramesse II da Eliopoli si trova al centro della Piazza.

L’ingresso del Tridente da Piazza del Popolo, definito dalle chiese “gemelle” di Santa Maria in Montesanto (sinistra, costruita 1662-75) e Santa Maria dei Miracoli (destra, costruita 1675-79). La Via del Corso esce tra le due chiese.

Porta del Popolo

La disposizione della piazza attuale fu progettata in stile neoclassico tra il 1811 e il 1822 dall’architetto Giuseppe Valadier, Egli rimosse una modesta fontana di Giacomo Della Porta, eretta nel 1572, e demolì alcuni edifici insignificanti e alti muri divisori disordinati per formare due semicerchi, che ricordano il progetto del Bernini per Piazza San Pietro, sostituendo la piazza con un altro semicerchio. Peter’s Square, sostituendo l’originale piazza trapezoidale angusta centrata sulla Via Flaminia.

Valadier’s Piazza del Popolo, tuttavia, ha incorporato il verde degli alberi come un elemento essenziale; ha concepito il suo spazio in una terza dimensione, espressa nella costruzione del viale che conduce alla balaustra di affaccio dal Pincio (sopra, a destra).

Un obelisco egizio di Sety I (poi eretto da Ramses II) da Eliopoli si trova al centro della Piazza. Tre lati dell’obelisco furono scolpiti durante il regno di Sety I e il quarto lato, sotto Ramses II. L’obelisco, conosciuto come Obelisco Flaminio o Obelisco del Popolo, è il secondo più antico e uno dei più alti obelischi di Roma (circa 24 m di altezza, o 36 m compreso il suo basamento). L’obelisco fu portato a Roma nel 10 a.C. per ordine di Augusto e originariamente collocato nel Circo Massimo. Fu rieretto qui nella piazza dall’architetto-ingegnere Domenico Fontana nel 1589 come parte del piano urbanistico di Sisto V. La piazza conteneva anche una fontana centrale, che fu spostata a Piazza Nicosia nel 1818, quando le fontane, a forma di leoni in stile egiziano, furono aggiunte intorno alla base dell’obelisco.

Guardando da nord (illustrazione, a destra), tre strade si diramano dalla piazza verso la città, formando il cosiddetto “tridente” (il Tridente): la via del Corso al centro; la via del Babuino a sinistra (aperta nel 1525 come via Paolina) e la via di Ripetta (aperta da Leone X nel 1518 come via Leonina) a destra. Le chiese gemelle (le chiese gemelle) di Santa Maria dei Miracoli (1681) e Santa Maria in Montesanto (1679), iniziate da Carlo Rainaldi e completate da Bernini e Carlo Fontana, definiscono gli incroci delle strade. Un attento esame delle chiese gemelle rivela che non sono semplici copie l’una dell’altra, come sarebbe stato in un progetto neoclassico, ma variano nei loro dettagli, offrendo varietà all’interno del loro equilibrio simmetrico in stile barocco.

La strada centrale, ora conosciuta come Via del Corso, era l’antica Via Lata, e a nord si collega con l’antica strada romana, la Via Flaminia, oltre la porta della città e verso sud, a Piazza Venezia (già Piazza San Marco), il Campidoglio e il foro. La Via di Ripetta conduce oltre il Mausoleo di Augusto al fiume Tevere, dove si trovava l’approdo barocco chiamato Porto di Ripetta fino alla sua distruzione alla fine del XIX secolo. La Via del Babuino, che collega a Piazza di Spagna, prende il nome da una grottesca scultura di Sileno che si guadagnò il nome popolare di “il Babbuino”.

A nord della piazza si trova la Porta del Popolo, oltre la quale si trova il Piazzale Flaminio e l’inizio della Via Flaminia. La porta fu rielaborata per dare il suo aspetto attuale da Bernini per Papa Alessandro VII nel 1655, per accogliere la regina Cristina di Svezia a Roma dopo la sua conversione al cattolicesimo romano e la sua abdicazione. Di fronte a Santa Maria del Popolo si trova una stazione dei Carabinieri, con una cupola che riflette quella della chiesa.

Fontana del Nettuno.

Nel suo progetto urbanistico, Valadier costruì i palazzi corrispondenti che fanno da cornice alla scenografia delle chiese gemelle e tengono due angoli della sua composizione. Ha posizionato un terzo palazzo di fronte a questi e ha abbinato una struttura bassa che scherma il fianco di Santa Maria del Popolo, con la sua bella facciata del primo Rinascimento, tenendo insieme i due angoli settentrionali. Valadier delineò questo nuovo piazzale ovale alla città di Roma con identiche spazzate di muro, formando spazi curvi simili a esedre. Dietro quello occidentale, uno schermo di alberi maschera le facciate non ordinate degli edifici al di là.

FontaneModifica

Un lato della Fontana dell’Obelisco.

L’acquedotto che portava l’Acqua Vergine Nuovo fu completato negli anni 1820, e la sua acqua fornì l’opportunità di fontane e relative vasche che offrivano il consueto approvvigionamento di acqua pubblica per il rioneor urbano. Fin dal Rinascimento tali fontane terminali fornivano anche un’occasione per il grande spettacolo d’acqua terminale chiamato a Roma mostra o spettacolo. “Ciò che fa di una fontana una mostra non è essenzialmente la sua grandezza o il suo splendore, ma la sua specifica designazione come la fontana che è un pubblico memoriale dell’intera realizzazione dell’acquedotto. Valadier aveva progettato delle fontane nel livello superiore del pendio del Pincio, ma queste non furono realizzate, in parte per mancanza d’acqua.

Fontane di Giovanni Ceccarini (1822-23), con composizioni corrispondenti di una figura centrale affiancata da due figure assistenti, stanno su ogni lato della piazza a est e a ovest, affiancate da statue neoclassiche de Le stagioni (1828). La Fontana del Nettuno si trova sul lato ovest, Nettuno con il suo tridente è accompagnato da due tritoni. Roma tra il Tevere e l’Aniene sul lato est, contro il ripido pendio del Pincio, rappresenta la mostra terminale dell’acquedotto. Dea Roma armata di lancia ed elmo, e di fronte la lupa che nutre Romolo e Remo.

Al centro della piazza c’è la Fontana dell’Obelisco: un gruppo di quattro mini fontane, ciascuna composta da un leone su uno zoccolo a gradini, circonda l’obelisco.

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