Ireneo di Lione

Il santo e glorioso, giusto-vittorioso Geromartire Ireneo di Lione (130-202 circa) fu vescovo di Lugdunum in Gallia, che è oggi Lione, Francia. I suoi scritti furono formativi nel primo sviluppo della teologia cristiana. Era un discepolo di Policarpo di Smirne, che a sua volta era un discepolo dell’apostolo Giovanni il Teologo. La sua festa è il 23 agosto.

Biografia

Si pensa che Ireneo fosse un greco della città natale di Policarpo, Smyrna in Asia Minore, oggi Smirne, Turchia. Fu cresciuto in una famiglia cristiana, piuttosto che convertirsi da adulto, e questo può aiutare a spiegare il suo forte senso di ortodossia. Ireneo fu uno dei primi scrittori cristiani a fare riferimento al principio della successione apostolica per confutare i suoi avversari.

Ireneo è ricordato come il secondo vescovo di Lione, anche se non ci sono prove chiare che abbia mai assunto ufficialmente le funzioni episcopali. Il primo vescovo, Potino, fu martirizzato intorno al 177 durante le persecuzioni sotto Marco Aurelio, quando Ireneo era in visita a Roma.

Ireneo è ricordato come martire, anche se non ci sono prove su come sia morto, presumibilmente poco dopo la fine del terzo secolo. Fu sepolto sotto la chiesa di San Giovanni a Lione, che fu poi rinominata Sant’Ireneo. La sua tomba e i suoi resti furono distrutti nel 1562 dagli ugonotti calvinisti. (Anche i resti di Leonardo da Vinci e Keplero, tra gli altri, andarono persi nelle guerre di religione di quei tempi.)

Scritture

Ireneo scrisse un certo numero di libri, ma il più importante che sopravvive è il libro in cinque volumi Sulla scoperta e il rovesciamento della cosiddetta gnosi, normalmente indicato come Adversus Haereses (in inglese, Against Heresies). Esistono solo frammenti nel suo originale greco, ma una copia completa esiste in una traduzione latina in legno, fatta poco dopo la sua pubblicazione in greco, e i libri IV e V sono presenti in una traduzione letterale armena.

Lo scopo di Contro le eresie è di confutare gli insegnamenti di vari gruppi gnostici. Fino alla scoperta della Biblioteca di Nag Hammadi nel 1945, Contro le eresie era la migliore descrizione sopravvissuta dello gnosticismo. Inoltre, le descrizioni di Ireneo degli insegnamenti gnostici erano state a lungo messe in dubbio dagli studiosi come prodotto di iperboli polemiche, ma il ritrovamento a Nag Hammadi ha confermato le descrizioni di Ireneo con le parole degli stessi gnostici.

Ireneo cita dalla maggior parte del canone del Nuovo Testamento, così come opere dei Padri Apostolici, I Clemente e il Pastore di Erma, tuttavia non fa riferimenti a Filemone, II Pietro, III Giovanni e Giuda, il che non è sorprendente, dato che il canone delle Sacre Scritture non era ancora stato fissato. Ireneo fu il primo scrittore cristiano a elencare tutti e quattro esattamente i Vangeli canonici come divinamente ispirati, forse in reazione alla versione edita di Luca di Marcione, che Marcione affermava essere il solo e unico vero vangelo.

Le sue opere furono pubblicate in inglese nel 1885 nella collezione dei Padri Ante-Niceni.

La sua teologia

Il punto centrale della teologia di Ireneo è l’unità di Dio, in opposizione alla divisione di Dio in una serie di “eoni” divini da parte degli gnostici, e la loro distinzione tra il “Dio supremo” e il malvagio “Demiurgo” che ha creato il mondo. Ireneo usa la teologia del Logos che ha ereditato da San Giustino Martire, ma preferisce parlare del Figlio e dello Spirito come le “mani di Dio”, usando figure della Trinità che precedono il linguaggio più preciso dei Cappadoci. Cristo, per lui, è il Padre invisibile reso visibile.

La sua enfasi sull’unità di Dio si riflette nella sua corrispondente enfasi sull’unità della storia della salvezza. Ireneo insiste ripetutamente sul fatto che Dio ha creato il mondo e da allora lo sovrintende. Tutto ciò che è accaduto fa parte del suo piano per l’umanità. L’essenza di questo piano è la maturazione: Ireneo crede che l’umanità fu creata immatura, e Dio intendeva che le sue creature avessero bisogno di tempo per crescere a sua immagine e somiglianza. Così, Adamo ed Eva furono creati come bambini. La loro caduta non fu quindi una ribellione in piena regola, ma uno sputo infantile, un desiderio di crescere prima del tempo e avere tutto subito.

Tutto ciò che è accaduto da allora è stato quindi diretto da Dio per aiutare l’umanità a superare questo e a crescere. Il mondo è stato progettato da Dio come un luogo difficile, dove gli esseri umani sono costretti a prendere decisioni morali – solo così possono maturare. Ireneo paragona la morte alla balena che inghiottì Giona: fu solo nelle profondità del ventre della balena che Giona poté rivolgersi a Dio e fare la sua volontà. Allo stesso modo, la morte e la sofferenza appaiono malvagie, ma senza di esse non potremmo mai arrivare a conoscere Dio.

Il punto più alto nella storia della salvezza è Gesù Cristo. Ireneo crede che Cristo sarebbe sempre stato inviato, anche se l’umanità non avesse mai peccato; ma il fatto che abbiano peccato determina il suo ruolo di salvatore. Egli vede Cristo come il nuovo Adamo, che disfa sistematicamente ciò che Adamo fece: così, dove Adamo fu disobbediente riguardo al frutto di un albero, Cristo fu obbediente fino alla morte sul legno di un albero. Ireneo è il primo a fare paragoni tra Eva e la Theotokos, contrapponendo l’infedeltà della prima alla fedeltà della seconda. Oltre a invertire i torti fatti da Adamo, Ireneo pensa a Cristo come “ricapitolante” o “riassuntivo” della vita umana. Ciò significa che Cristo attraversa ogni fase della vita umana, dall’infanzia alla vecchiaia, e semplicemente vivendola, la santifica con la sua divinità. Ireneo è quindi costretto a sostenere che Cristo non morì finché non fu abbastanza vecchio!

Ireneo pensa quindi che la nostra salvezza avviene, essenzialmente, attraverso l’incarnazione di Dio come uomo. Egli caratterizza la pena per il peccato come morte e corruzione. Dio, però, è immortale e incorruttibile, e semplicemente unendosi alla natura umana in Cristo ci trasmette queste qualità: si diffondono, per così dire, come un’infezione benigna. Ireneo quindi intende l’espiazione di Cristo come avvenuta attraverso la sua incarnazione piuttosto che la sua crocifissione, sebbene quest’ultima sia parte integrante della prima.

Citazioni

Il Signore di tutti ha dato ai suoi apostoli il potere del vangelo, e per mezzo di essi anche noi abbiamo imparato la verità, cioè l’insegnamento del Figlio di Dio – come il Signore disse loro: ‘Chi ascolta voi ascolta me, e chi disprezza voi disprezza me e Colui che mi ha mandato’ . Infatti non abbiamo appreso il piano della nostra salvezza se non da coloro attraverso i quali il vangelo è venuto a noi. I primi lo predicarono all’estero, e poi, per volontà di Dio, lo tramandarono a noi nelle Scritture, per essere il fondamento e la colonna della nostra fede. Infatti non è giusto dire che essi predicarono prima di essere giunti alla perfetta conoscenza, come alcuni osano dire, vantandosi di essere i correttori degli apostoli. Infatti, dopo che il nostro Signore è risorto dai morti ed essi sono stati rivestiti della potenza dall’alto, quando lo Spirito Santo è venuto su di loro, erano pieni di ogni cosa e avevano una conoscenza perfetta. Essi andarono fino ai confini della terra, predicando le cose buone che ci vengono da Dio, e proclamando la pace dal cielo a tutti gli uomini, essendo tutti e ciascuno ugualmente in possesso del vangelo di Dio. — Contro le eresie, III

Link esterno

  • Una traduzione ottocentesca dell’opera di Ireneo
  • Icona e Troparion di Sant’Ireneo di Lione

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