L’uomo non è solo (1951)Edit
L’uomo non è solo: A Philosophy of Religion offre il punto di vista di Heschel su come le persone possono comprendere Dio. L’ebraismo vede Dio come radicalmente diverso dagli umani, così Heschel esplora i modi in cui l’ebraismo insegna che una persona può avere un incontro con l’ineffabile. Un tema ricorrente in quest’opera è il radicale stupore che le persone provano quando sperimentano la presenza del Divino. Heschel continua poi ad esplorare i problemi dei dubbi e della fede; cosa significa l’ebraismo insegnando che Dio è uno; l’essenza dell’umanità e il problema dei bisogni umani; la definizione della religione in generale e dell’ebraismo in particolare; l’anelito umano alla spiritualità. Egli offre il suo punto di vista sull’ebraismo come modello di vita.
Il sabato (1951)Edit
Il sabato: Its Meaning for Modern Man è un’opera sulla natura e la celebrazione dello Shabbat, il sabato ebraico. Quest’opera è radicata nella tesi che l’ebraismo è una religione del tempo, non dello spazio, e che il Sabbath simboleggia la santificazione del tempo.
Dio in cerca dell’uomo (1955)Edit
Dio in cerca dell’uomo: A Philosophy of Judaism è un volume che accompagna Man Is Not Alone. In questo libro Heschel discute la natura del pensiero religioso, come il pensiero diventa fede, e come la fede crea risposte nel credente. Discute i modi in cui le persone possono cercare la presenza di Dio e lo stupore radicale che riceviamo in cambio. Offre una critica al culto della natura; uno studio della solitudine metafisica dell’umanità, e la sua opinione che possiamo considerare Dio alla ricerca dell’umanità. La prima sezione si conclude con uno studio degli ebrei come popolo eletto. La seconda sezione si occupa dell’idea di rivelazione e di ciò che significa essere un profeta. Questa sezione ci dà la sua idea della rivelazione come un evento, al contrario di un processo. Questo si riferisce all’impegno di Israele verso Dio. La terza sezione discute il suo punto di vista su come un ebreo dovrebbe comprendere la natura del giudaismo come religione. Discute e rifiuta l’idea che la mera fede (senza legge) da sola sia sufficiente, ma poi mette in guardia contro i rabbini che secondo lui aggiungono troppe restrizioni alla legge ebraica. Discute la necessità di correlare l’osservanza rituale con la spiritualità e l’amore, l’importanza della Kavanah (intenzione) quando si eseguono le mitzvot. Si impegna in una discussione sul comportamentismo religioso – quando le persone si sforzano per la conformità esterna con la legge, ma trascurano l’importanza della devozione interiore.
I Profeti (1962)Edit
Questo lavoro è iniziato come la sua tesi di dottorato in tedesco, che ha poi ampliato e tradotto in inglese. Originariamente pubblicata in un’edizione in due volumi, quest’opera studia i libri dei profeti ebraici. Copre le loro vite e il contesto storico in cui le loro missioni erano ambientate, riassume il loro lavoro e discute il loro stato psicologico. In essa Heschel avanza quella che sarebbe diventata un’idea centrale nella sua teologia: che la visione profetica (e, in definitiva, ebraica) di Dio è meglio compresa non come antropomorfica (che Dio prende forma umana) ma piuttosto come antropopatica – che Dio ha sentimenti umani.
Nel suo libro I Profeti, Abraham Joshua Heschel descrive l’aspetto unico dei profeti ebrei rispetto ad altre figure simili. Mentre le altre nazioni hanno indovini e divinatori che cercano di scoprire la volontà dei loro dei, secondo Heschel i profeti ebrei sono caratterizzati dalla loro esperienza di ciò che egli chiama teotropismo – Dio che si rivolge all’umanità. Heschel sostiene la visione dei profeti ebrei come destinatari del “Pathos Divino”, dell’ira e del dolore di Dio per la sua nazione che lo ha abbandonato. In questa visione, i profeti non parlano per Dio, ma ricordano al loro pubblico la voce di Dio per i senza voce, i poveri e gli oppressi.
Scrive:
La profezia è la voce che Dio ha prestato alla silenziosa agonia, una voce ai poveri depredati, alle ricchezze profane del mondo. È una forma di vita, un punto di incrocio tra Dio e l’uomo. Dio imperversa nelle parole del profeta.
Torah min HaShamayim (1962)Edit
Molti considerano la Torah min HaShamayim BeAspaklariya shel HaDorot di Heschel, (Torah dal cielo nello specchio delle generazioni) il suo capolavoro. I tre volumi di quest’opera sono uno studio della teologia rabbinica classica e dell’aggadah, in opposizione alla halakha (legge ebraica). Esplora le opinioni dei rabbini nella Mishnah, nel Talmud e nel Midrash sulla natura della Torah, la rivelazione di Dio all’umanità, la profezia, e i modi in cui gli ebrei hanno usato l’esegesi scritturale per espandere e comprendere questi testi ebraici fondamentali. In quest’opera, Heschel vede i saggi del II secolo Rabbi Akiva e Ishmael ben Elisha come paradigmi delle due visioni del mondo dominanti nella teologia ebraica
Due volumi in ebraico furono pubblicati durante la sua vita da Soncino Press, e il terzo volume in ebraico fu pubblicato postumo da JTS Press negli anni ’90. Una nuova edizione, che include un terzo volume ampliato, è stata pubblicata da Magid Press nel 2021. Una traduzione inglese di tutti e tre i volumi, con note, saggi e appendici, è stata tradotta e curata da Rabbi Gordon Tucker, intitolata Heavenly Torah: As Refracted Through the Generations. Di per sé può essere oggetto di intenso studio e analisi, e fornisce una visione del rapporto tra Dio e l’uomo al di là del mondo dell’ebraismo e per tutto il monoteismo.
Chi è l’uomo? (1965)Edit
Uno dei teologi più illustri e influenti del mondo affronta qui una delle questioni filosofiche e religiose cruciali del nostro tempo: la natura e il ruolo dell’uomo. In queste tre conferenze, originariamente tenute in forma un po’ diversa come The Raymond Fred West Memorial Lectures all’Università di Stanford nel maggio 1963, il dottor Heschel indaga sulla logica dell’essere umano: cosa si intende per essere umano? Quali sono le basi su cui giustificare la pretesa di un essere umano di essere umano? Nelle parole dell’autore, “Non siamo mai stati così aperti e curiosi, mai così stupiti e imbarazzati della nostra ignoranza sull’uomo. Sappiamo cosa fa, ma non sappiamo cosa sia o cosa aspettarci da lui. Non è concepibile che tutta la nostra civiltà sia costruita su un’errata interpretazione dell’uomo? O che la tragedia dell’uomo sia dovuta al fatto che è un essere che ha dimenticato la domanda: Chi è l’uomo? L’incapacità di identificarsi, di sapere cos’è l’autentica esistenza umana, lo porta ad assumere una falsa identità, a fingere di essere ciò che non è in grado di essere o a non accettare ciò che è alla radice del suo essere. L’ignoranza sull’uomo non è mancanza di conoscenza, ma falsa conoscenza.”
Ispirazione profetica dopo i profeti (1966)Edit
Heschel ha scritto una serie di articoli, originariamente in ebraico, sull’esistenza della profezia nel giudaismo dopo la distruzione del Santo Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. Questi saggi sono stati tradotti in inglese e pubblicati come Prophetic Inspiration After the Prophets: Maimonides and Others dalla casa editrice americana Judaica Ktav.
L’editore di questo libro afferma: “La visione ebraica standard è che la profezia sia finita con gli antichi profeti, da qualche parte all’inizio dell’era del Secondo Tempio. Heschel ha dimostrato che questa visione non è del tutto accurata. La credenza nella possibilità di una continua ispirazione profetica e nel suo effettivo verificarsi appare in gran parte del periodo medievale e anche nei tempi moderni. Il lavoro di Heschel sull’ispirazione profetica nel Medioevo è apparso originariamente in due lunghi articoli in ebraico. In essi si concentrava sull’idea che l’ispirazione profetica fosse possibile anche nei tempi post-talmudici e, in effetti, aveva avuto luogo in vari momenti e in varie scuole, dai Geonim a Maimonide e oltre.